2006 Attacco al ruolo sociale

UN ATTACCO AL RUOLO SOCIALE DELLE LIBERE PROFESSIONI

Il deciso attacco alle libere professioni ed in particolare all’avvocatura da parte dell’attuale maggioranza di Governo seppur desta sconcerto, fa emergere, ancora una volta, gli antichi malanni di un ceto forense per troppi anni frazionato, sindacalmente insensibile e spalmato da una autoreferenzialità ombelicale.

I segnali, gli inviti, le invocazioni rivolte ieri dalla FeSAPI, oggi dalla ANF, il sindacato degli avvocati italiani, per affrontare con spinto unitario le problematiche di categoria allo scopo di favorire lo sviluppo di un’avvocatura moderna e comunque al passo con i tempi, hanno incontrato spesso un muro incrostato di pregiudizi ordinistici o di aventiniane ripulse anche da parte dei camerapenalisti e dei giovani dell’AIGA.

Ora che la “riforma’ opera erga omnes, il proposito di una lettura concorde ed in unità di intenti delle questioni sul tappeto, seppure ancora lodevole, risulta quanto meno tardiva. Altri hanno deciso per noi, nel bene e nel male.

Incontreremo, forse, nei prossimi giorni, i soliti barricadieri, i paladini degli scioperi ad oltranza (particolarmente graditi se in periodo balneare), i nemici della riflessione e della concertazione.

Attenti! Quanto bolle in pentola ha contenuti seri ed in parte irreversibili. Mai come in questa situazione occorre dimostrare buon senso e l’uso ragionato delle proprie capacità per ridurre i danni e conservare dignitosamente antiche e consolidate prerogative.

Infatti, il ruolo sociale delle libere professioni è un dato acquisito ed indiscutibile che nessuno può soffocare con atti di imperio dai connotati anticorporativi.

La sensibile ed universalmente riconosciuta specificità della professione forense si apre ancora in modo ampio ai bisogni della gente anche attraverso la difesa dei ceti meno abbienti e l’impegno costante nella giustizia onoraria.

L’indennizzo diretto in materia di responsabilità civile automobilistica, l’eliminazione dei minimi tariffari, la canalizzazione degli onorari su di un conto fisso ed il ricorso al pagamento dei compensi attraverso assegni, appaiono allo stato soltanto effimere proposte slegate dall’approfondimento dei reali meccanismi di esercizio professionale e, quasi, rimedi di facciata rispetto ad un articolato progetto di riordino dell’accesso dei giovani e di riforme dell’ordinamento forense che da tempo attendono un confronto serio e consapevole, rafforzato dal contributo di esperti in economia e sociologia delle libere professioni.

Non è azzardato sperare ancora in una concertazione ricca di spunti innovativi.